Nota politica sulla legge elettorale

Si sta chiudendo il sipario sulla XVII Legislatura, mentre il sistema politico fatica a trovare un equilibrio tra due fondamentali princìpi democratici: quello della rappresentanza e quello della partecipazione. Ne sono la prova i quattro sistemi elettorali approvati dal Parlamento negli ultimi 24 a...

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Detalles Bibliográficos
Autor principal: Occhetta, Francesco (-)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=490765
Descripción
Sumario:Si sta chiudendo il sipario sulla XVII Legislatura, mentre il sistema politico fatica a trovare un equilibrio tra due fondamentali princìpi democratici: quello della rappresentanza e quello della partecipazione. Ne sono la prova i quattro sistemi elettorali approvati dal Parlamento negli ultimi 24 anni. È difficile distinguere se la lunga turbolenza che si è generata sia la causa o la conseguenza di tale instabilità. Da tempo i partiti hanno abdicato sia alla formazione sia alla selezione dei loro rappresentanti e si sono trasformati in comitati elettorali per gestire le elezioni. In questo scenario, la nuova legge elettorale rappresenta una nuova regola del gioco ed è il frutto di una precisa scelta politica: sostituire il sistema maggioritario e introdurre (di nuovo) il sistema proporzionale, con un sistema misto proporzionale e maggioritario. L’accordo raggiunto tra Pd, Forza Italia e Lega obbliga il Paese a un «ritorno al passato», preferendo la rappresentanza alla governabilità. D’altra parte la nuova legge ha almeno due meriti: quello di aver risposto ai moniti del Presidente della Repubblica, che più volte ha chiesto di armonizzare le leggi elettorali di Camera e Senato; e quello di permettere all’elettore di scegliere i parlamentari attraverso collegi uninominali e liste corte. Tuttavia ci chiediamo se questa legge risponda ad alcuni criteri di fondo su cui si dovrebbe basare una buona legge elettorale: assicurare la governabilità; garantire la democrazia dell’alternanza; ridurre la frammentazione del sistema partitico; rispettare le minoranze politiche; permettere all’elettore la scelta del candidato; consentire ai partiti di dare voce a esponenti della società civile; favorire la nascita della stessa maggioranza sia alla Camera sia al Senato. Dei criteri elencati, la nuova legge risponde positivamente solo all’ultimo punto. I politologi sono divisi sulle conseguenze politiche che la legge elettorale determinerà. Le regole del gioco, però, non determinano mai il risultato della partita. La sfida elettorale, i cui esiti rimangono preoccupanti e incerti, opporrà non forze di destra e sinistra, ma quelle europeiste e sovraniste. La legge è «il canto del cigno» di un sistema politico al tramonto, che sta cercando nuove vie per riformarsi. Al modo di un enzima, accelererà i processi di scomposizione politica già in corso. Due scelte appaiono fondamentali. Con una classe politica debole sono sempre più urgenti riforme costituzionali solide. Inoltre, difesa e sicurezza, crescita e occupazione hanno bisogno di più sovranità europea e di meno sovranità nazionale. È questo l’unico orizzonte possibile.