Monache compositrici un patrimonio misconosciuto

Un recente Convegno promosso dalle clarisse di Fara in Sabina offre l’occasione per portare sotto ai riflettori il patrimonio musicale delle religiose compositrici nell’arco dei secoli. Si tratta di una tradizione che continua anche ai giorni nostri con valide rappresentanti – che spesso preferiscon...

Descripción completa

Detalles Bibliográficos
Autor principal: Arledler, Giovanni (-)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=490753
Descripción
Sumario:Un recente Convegno promosso dalle clarisse di Fara in Sabina offre l’occasione per portare sotto ai riflettori il patrimonio musicale delle religiose compositrici nell’arco dei secoli. Si tratta di una tradizione che continua anche ai giorni nostri con valide rappresentanti – che spesso preferiscono restare anonime –, e che mette in risalto come il genio femminile acquisti peculiari caratteristiche nelle varie discipline del pensiero, della scienza e delle arti, grazie a qualità e sensibilità particolari. È impegnativo tracciare una storia sommaria dell’impiego del canto e della musica nei monasteri femminili, sebbene la tradizione della Chiesa in Oriente è per certi aspetti meno frammentata di quella occidentale. D’altra parte sappiamo da san Gregorio di Nissa che sua sorella, santa Macrina, nel corso della giornata era solita intonare salmodie dal Salterio; mentre sant’Efrem di Edessa, descrivendo una liturgia della Domenica delle Palme, testimonia che in chiesa le donne cantavano inni strofici con ritornelli eseguiti in modo antifonale. In questo ambito, insieme ad altre importanti figure femminili della Chiesa di Oriente, non possono non essere menzionate due grandi sante della Chiesa di Occidente, Ildegarda di Bingen e Brigida di Svezia, e Isabella Leonarda, religiosa novarese, vissuta nel XVII secolo. Nei secoli XVI, XVII e metà del XVIII, infatti, pur in un clima non sempre favorevole, fiorì un repertorio musicale legato ai monasteri e ai conventi femminili, un repertorio parallelo e paragonabile per qualità a quello profano. Questa fioritura era dovuta non solo al necessario rapporto con la liturgia, ma anche all’educazione musicale che le novizie dovevano ricevere e, là dove alle religiose veniva affidata l’educazione di bambine o fanciulle, alla conseguente attenzione per la formazione al canto e perfino alla pratica di strumenti musicali. Una causa invece più interna al fenomeno dello sviluppo della musica nei monasteri è la competitività che si venne a creare, soprattutto nei riguardi delle analoghe istituzioni maschili.