Meditando "il pranzo di babette" un film di Gabriel Axel

È dolce e consolante la gioia che deriva dal procurare diletto agli altri». Per illustrare questo concetto nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, papa Francesco trae spunto dal film Il pranzo di Babette (1987), di Gabriel Axel, ispirato a una novella di Karen Blixen. È la prima volta che in un...

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Detalles Bibliográficos
Autor principal: Fantuzzi, Virgilio, 1937- aut (Autor)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=490738
Descripción
Sumario:È dolce e consolante la gioia che deriva dal procurare diletto agli altri». Per illustrare questo concetto nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, papa Francesco trae spunto dal film Il pranzo di Babette (1987), di Gabriel Axel, ispirato a una novella di Karen Blixen. È la prima volta che in un documento pontificio si fa riferimento esplicito a un film. Ma la cosa non ci stupisce più di tanto, se consideriamo l’interesse di questo Papa per il cinema, e in particolare per il film in questione, che in più di un’intervista il Pontefice ha indicato come il suo preferito, assieme a La strada (1954) di Fellini. Per suffragare il suo ragionamento, il Papa cita l’ultima scena del film, a proposito dell’amore gratuito di chi gode appunto nel «procurare diletto agli altri». Papa Francesco precisa che si tratta di «un anticipo del Cielo». Il riferimento fatto dal Pontefice suona anche come un omaggio all’arte, di qualunque genere, che diventa un sacramento di quanto di più creativo e spirituale c’è nell’esistenza degli uomini e una prefigurazione del Regno dei Cieli. Siamo in Danimarca, intorno al 1884. Lì, in uno sperduto villaggio sul mare, vivono due mature sorelle dedite ad attività caritative e devozionali. Il loro padre era stato il pastore luterano di quel villaggio, nonché decano di una piccola comunità di accoliti impegnati nell’edificazione vicendevole. Le due sorelle hanno nella loro casa una domestica francese, Babette, fatto assai strano, visto l’ambiente rigorosamente protestante, il luogo così solitario e il periodo storico poco incline a convivenze interculturali. Per spiegare il motivo di tale presenza, il film torna indietro nel tempo, per creare una lunga premessa al momento fatidico del pranzo che dà il titolo al racconto. A trent’anni dalla realizzazione della pellicola vale la pena di soffermarsi ancora una volta sulle sue immagini, per meditarle insieme al Papa e assaporare il rapporto di sottile analogia che intercorre fra la tavola imbandita con mani d’artista e gusto raffinato dalla generosa cuoca francese (e cattolica, anche se nel racconto non viene specificato) nei confronti di una piccola comunità di anziani fedeli luterani danesi, e il banchetto della vita eterna. Parafrasando san Paolo, si può dire che anch’essi siano stati rapiti fino al terzo cielo, e non sanno se con il corpo o fuori del corpo (cfr 2 Cor 12,2), ma proprio grazie al loro corpo rifocillato. Davvero, alla fine della visione di questo film, viene fatto di augurarsi che nella vita di ognuno di noi peccatori capiti di incontrare una Babette.