Nel cuore dell'Asia: Myanmar e Bangladesh alla vigilia del viaggio apostolico di papa Francesco

Tra il 27 novembre e il 2 dicembre papa Francesco sarà in Myanmar e in Bangladesh per il suo ventunesimo viaggio apostolico. Queste due nazioni hanno una storia tragica e sanguinosa, successiva alla caduta dei vincoli del colonialismo britannico, e sono tra i cinque Paesi più poveri dell’Asia. Le lo...

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Detalles Bibliográficos
Autor principal: Kelly, Michael (-)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=490732
Descripción
Sumario:Tra il 27 novembre e il 2 dicembre papa Francesco sarà in Myanmar e in Bangladesh per il suo ventunesimo viaggio apostolico. Queste due nazioni hanno una storia tragica e sanguinosa, successiva alla caduta dei vincoli del colonialismo britannico, e sono tra i cinque Paesi più poveri dell’Asia. Le loro popolazioni cattoliche sono relativamente piccole, ma dalla vita ecclesiale vivace: in Myanmar vivono circa 750.000 cattolici su una popolazione ufficiale di circa 52 milioni di abitanti, mentre tra gli oltre 160 milioni di abitanti del Bangladesh si contano appena 350.000 cattolici. Di recente papa Francesco, nominando cardinali gli arcivescovi delle principali città delle due nazioni, Charles Maung Bo (Yangon) e Patrick D’Rozario (Dacca), ha messo in risalto l’importanza di entrambi i Paesi per la Chiesa cattolica. Al tempo stesso, quelle nazioni annoverano un numero rilevante di fedeli di altre grandi fedi mondiali: il Bangladesh è a maggioranza musulmana, il Myanmar a maggioranza buddista; entrambi, inoltre, condividono frontiere con la patria mondiale degli indù, l’India, e ospitano a loro volta minoranze indù. Dal punto di vista etnico si tratta di due Paesi molto diversi: in Bangladesh il 99% della popolazione è di etnia bengalese, mentre il Myanmar ospita ben 135 diversi gruppi religiosi ed etnici riconosciuti ufficialmente. Myanmar e Bangladesh sono democrazie nuove. Essi presentano grandi sfide, poste dall’intreccio tra instabilità politica, conflitti religiosi ed etnici, questione demografica, degrado ambientale e sue connessioni con lo sviluppo economico. Dopo la Corea, le Filippine e lo Sri Lanka, adesso il Papa sta dunque per immergersi nel vero e proprio «cuore» dell’Asia. L’opinione pubblica mondiale è focalizzata sulla tragedia umanitaria lungo il confine con il Bangladesh e sulle accuse di terribili abusi contro i diritti umani, soprattutto contro la minoranza rohingya in Myanmar. Ma destano preoccupazione anche la minaccia dell’Arakan Rohingya Salvation Army e il rischio di un’espansione dell’estremismo islamico, in Paesi in cui la religione permea sempre più la politica. In questo contesto, la Chiesa è a sua volta ovunque un «cantiere aperto», in cui comunità cattoliche relativamente piccole affrontano le sfide di sopravvivere e svilupparsi in un clima nel quale la loro stessa identità può diventare un bersaglio. Eppure la loro straordinaria influenza in entrambi i luoghi, attraverso il loro notevole apporto alle questioni nazionali e alla sanità ma anche al benessere e ai servizi educativi per persone di ogni religione, è esemplare del modo nel quale papa Francesco vuole che la Chiesa serva tutti i popoli.