Sumario: | Tra il 1° e il 10 dicembre 1777, Goethe, che allora aveva poco più di 28 anni, scrisse una lirica che fu pubblicata la prima volta nel 1789. Il titolo della poesia è Harzreise im Winter (Viaggio invernale nello Harz). La lirica consta di 11 strofe. Sono rapidissime impressioni di viaggio vissute durante la salita sul Brocken, che è appunto la vetta più alta della catena dello Harz: impressioni che riflettono situazioni e figurazioni tipiche, eterne, dell’anima umana. Goethe, prima di associarsi ai compagni di questo viaggio, aveva l’intenzione di visitare le miniere dei monti vicini e, contemporaneamente, di conoscere il giovane Plessing che, sconvolto dalla lettura del Werther, gli aveva più volte scritto per avere conforto e consiglio, e intanto, pieno di malinconica misantropia, viveva solo nel folto della boscaglia come in un deserto. Nella lirica, la figura di questo ipocondriaco ispira le tre strofe centrali che, in termini di poesia, si interrogano sulle cause e sul senso della solitudine e della sofferenza di chi si è volontariamente appartato dalla società, o per scelta intellettuale o per le delusioni subite. Il poeta sente il bisogno di aiutare il giovane, solitario e senza amore, invocando il «Padre dell’amore».
È possibile che in Goethe ci sia stata abitualmente l’influenza di Spinoza, forse pure in questa lirica. Ma anche chi lo pensa, avverte che, nell’occasione determinata da Plessing, ha agito sul poeta non quanto di panteistico e di razionalistico è in Spinoza, ma quella sua pietas fatta di amore per la divinità e per tutte le cose, quell’apertura verso l’immenso e l’illimitato che il poeta ha incluso, appunto, nel «Padre dell’amore».
Ci sono, nella lingua tedesca, tre parole portate a notorietà da Heidegger: Unheimlichkeit, l’inquietudine, che costituisce il dramma umano; Mitsein, essere insieme; e Umwelt, il mondo che è intorno all’uomo. Probabilmente senza precisi riferimenti filologici, queste tre parole possono essere adoperate come una griglia interpretativa del dramma del solitario Plessing. Beninteso, lasciando al lettore la cura di scoprire che quelle tre parole, come rimandano alla sofferenza della solitudine, così rimandano all’Unico che possa durevolmente lenirla.
|