Le elezioni parlamentari in Germania

Angela Merkel ha ottenuto per la quarta volta il mandato di Cancelliera della Repubblica federale di Germania. Su questo c’erano pochi dubbi. Ma le recenti elezioni parlamentari tedesche hanno prodotto un vero terremoto politico. Innanzi tutto, la sconfitta della coalizione che sostiene la premier,...

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Autor principal: Andreas R. Batlogg (-)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=490653
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Sumario:Angela Merkel ha ottenuto per la quarta volta il mandato di Cancelliera della Repubblica federale di Germania. Su questo c’erano pochi dubbi. Ma le recenti elezioni parlamentari tedesche hanno prodotto un vero terremoto politico. Innanzi tutto, la sconfitta della coalizione che sostiene la premier, la Cdu/Csu, tanto che qualcuno parla già, in modo provocatorio, di «crepuscolo della Cancelliera». Poi la débâcle del Partito Socialdemocratico (Spd) che aveva puntato tutto sul campione di Strasburgo, Martin Schulz. Ma l’«effetto-Schulz è scoppiato presto come una bolla di sapone. Infine, l’ascesa prevista e prevedibile dell’estrema destra di «Alternativa per la Germania» (AfD), che ora «minaccia» un’opposizione bellicosa, anche sul piano verbale. Alexander Gauland, il settantaseienne capolista dell’AfD, la sera delle elezioni ha detto: «Poiché adesso siamo il terzo partito più forte, il governo federale che si formerà, quale che sia la sua composizione, dovrà vestirsi pesante […]. Daremo la caccia alla signora Merkel o a chiunque sarà. E ci riprenderemo la nostra terra e la nostra gente». Quindi, il 24 settembre è risultato altrettanto chiaro che formare il nuovo governo sarà un compito molto difficile. Perché Schulz, preso atto della sconfitta, ha categoricamente dichiarato la fine della grande coalizione di Cdu/Csu e Spd. Sul piano della Realpolitik alla Cancelliera rimane solo l’«opzione Giamaica», ossia una coalizione inedita, tra Cdu, Liberal-democratici (FdP) e Verdi. Il risultato elettorale dell’AfD – non molto sorprendente, e dovuto ai voti dei delusi della Merkel e degli ex astenuti – è un memorandum per i grandi partiti popolari. Con l’AfD, per la prima volta dall’inizio della Repubblica federale di Germania, un partito di estrema destra entra di nuovo nel Bundestag. Il «ci riprenderemo il nostro Paese e il nostro popolo» ricorda la retorica dell’era nazionalsocialista. Ciò che colpisce è che questo non abbia spaventato tanti elettori «moderati» dell’AfD. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il card. Reinhard Marx, ha risposto con preoccupazione al successo dell’AfD, dal momento che il risultato del partito rispecchia anche una tendenza che attraversa l’Europa in generale. «Se i partiti presentano tesi insostenibili», ha continuato Marx, «lo si deve dire pubblicamente. Se si oltrepasseranno i limiti, io stesso dirò qualcosa». In un comunicato stampa a conclusione dell’Assemblea plenaria dei vescovi, il cardinale ha anche dichiarato: «È necessario con urgenza un disarmo verbale […]. Nella lotta comune alla ricerca di una buona strada, non si può usare lo schema “bianco/nero”, e neppure l’odio e l’esclusione».