La presenza dei cristiani nei paesi a maggioranza musulmana una storia antica, contrastata e multiforme

La situazione dei cristiani nei Paesi a maggioranza musulmana è spesso difficile, anche negli Stati che non aderiscono a un’ideologia integralista. Tuttavia, pur con uno status socialmente inferiore, i cristiani continuano a vivere – e anche in passato sono vissuti a lungo – in regni o Stati ufficia...

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Detalles Bibliográficos
Autor principal: Rastoin, Marc, 1967- (-)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=487336
Descripción
Sumario:La situazione dei cristiani nei Paesi a maggioranza musulmana è spesso difficile, anche negli Stati che non aderiscono a un’ideologia integralista. Tuttavia, pur con uno status socialmente inferiore, i cristiani continuano a vivere – e anche in passato sono vissuti a lungo – in regni o Stati ufficialmente musulmani. Ora, vale la pena chiedersi come mai i cristiani siano ancora presenti in Egitto, mentre sono scomparsi dal resto dell’Africa del Nord; e quali elementi possano favorire la permanenza di queste comunità cristiane oggi in terra d’islam. Si possono prendere in considerazione cinque differenti situazioni. Le minoranze storiche resilienti. Sono i Paesi conquistati dall’islam nella sua prima fase di espansione, territori in origine bizantini e nei quali i cristiani, dopo essere stati a lungo maggioranza e poi minoranza rilevante, si trovano oggi marginalizzati. Ci riferiamo all’Egitto, alla Siria, al Libano, alla Giordania-Palestina e all’Iraq sotto il dominio persiano prima della conquista. I «trasferiti» e gli espulsi. Ci sono poi regioni in cui la presenza cristiana, dapprima fiorente, si è ridotta fino a scomparire del tutto per diversi motivi: Africa del Nord, tra il 750 e il 1050; Anatolia centrale, tra il 1150 e il 1350; Asia Minore, dopo il 1922, a seguito del trattato di Sèvres (1920) e della fine della guerra greco-turca. Le comunità decimate con la violenza. In alcune regioni i cristiani sono stati oppressi completamente, o comunque le loro élites sono state massacrate o sottoposte a una conversione forzata sotto pena di morte. È il caso della Nubia cristiana, nell’odierno Sudan, dove, fin dalla metà del primo millennio, si trovavano tre regni cristiani. Ma anche dei vasti territori dell’attuale Turchia, dove tra il 1884 e il 1918 la popolazione armena venne decimata con deportazioni e massacri da parte dell’Impero ottomano e poi dai Giovani Turchi di Kemal Atatürk. Le comunità «di frontiera». Ci sono due regioni in cui i cristiani, rimasti sempre in contatto con regni affini a loro per cultura e religione, dopo lunghi conflitti riconquistarono la propria indipendenza politica. Ci riferiamo alla Reconquista della penisola iberica dal dominio del califfato di Cordova (tra il 796 e il 1492, data della caduta di Granada); e a quella della penisola balcanica, che affrontò il conflitto e l’occupazione tra il 1250 e il 1913. Le comunità «fragili» convertitesi in blocco all’islam. In tutte le terre cristianizzate della regione che va dal Mediterraneo al Vicino Oriente passando per l’Africa nera (Nubia ed Etiopia), nessun popolo, un tempo in maggioranza cristiano, è passato pacificamente all’islam nella sua totalità. C’è però un’eccezione importante, sulla quale tuttavia le fonti sono scarse: l’Albania.