Dietro le quinte del cinema italiano del dopoguerra

Sceneggiatrice onnipresente nei copioni del cinema italiano di qualità, Suso Cecchi D’Amico (Roma 1914-2010) ha intrapreso la sua professione mentre si trovava in un periodo critico. Tra il 1945 e il 1947, suo marito Fedele (Lele) D’Amico ha trascorso 16 mesi in una clinica svizzera per curare una g...

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Detalles Bibliográficos
Autor principal: Fantuzzi, Virgilio, 1937- aut (Autor)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=487130
Descripción
Sumario:Sceneggiatrice onnipresente nei copioni del cinema italiano di qualità, Suso Cecchi D’Amico (Roma 1914-2010) ha intrapreso la sua professione mentre si trovava in un periodo critico. Tra il 1945 e il 1947, suo marito Fedele (Lele) D’Amico ha trascorso 16 mesi in una clinica svizzera per curare una grave forma di tubercolosi. Rimasta a Roma coi bambini piccoli, Suso ha dovuto darsi da fare per sbarcare il lunario. Col tempo diventerà un personaggio molto noto nel mondo del cinema, dove ha lavorato per oltre mezzo secolo accanto ai nomi più prestigiosi della cosiddetta «scuola italiana del dopoguerra», nota anche come «Neorealismo»: De Sica e Lattuada, Zampa e Genina, Blasetti e Pietrangeli, ma anche Antonioni, Rosi, Monicelli, Comencini e tanti altri, per giungere fino a Visconti, con il quale ha stabilito un rapporto di collaborazione continua a partire da Bellissima, nel 1953. In quell’immediato dopoguerra, il cinema italiano infatti, privo di risorse economiche ma ricco di idee, sfornava opere come Roma città aperta di Rossellini, Ladri di biciclette di De Sica e Zavattini, La terra trema di Visconti. Oltre a lavorare con tenacia, Suso scriveva al marito tutti i giorni. I figli hanno trovato queste lettere (più di 300) e le hanno pubblicate. Per noi, l’abbondante materiale, più diaristico che epistolare, è un occhio che scruta, da dietro le quinte, miserie e grandezze del cosiddetto «Neorealismo», lasciandoci la memoria di alcuni episodi esemplari. Nella vita di questa donna c’è il nucleo dal quale scaturisce una galleria di ritratti femminili. Le eroine dei film da lei firmati. La nascita di un nuovo tipo di donna che, a poco a poco, si sta emancipando da vecchie servitù e paga, spesso in maniera molto dura, la ricerca di un diverso ruolo sociale.