Egitto, terra di civiltà e di alleanze il viaggio drammatico, terapeutico e profetico di Francesco

È durata appena 27 ore la visita di papa Francesco in Egitto. Ma la sensazione è che in ciascuno dei delicati appuntamenti in programma sia stato gettato un seme di futuro. Dopo gli attentati del 9 aprile a Tanta e Alessandria poi, la presenza di del Papa ha improvvisamente assunto anche un valore r...

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Detalles Bibliográficos
Autor principal: Spadaro, Antonio, 1966- aut (Autor)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=487123
Descripción
Sumario:È durata appena 27 ore la visita di papa Francesco in Egitto. Ma la sensazione è che in ciascuno dei delicati appuntamenti in programma sia stato gettato un seme di futuro. Dopo gli attentati del 9 aprile a Tanta e Alessandria poi, la presenza di del Papa ha improvvisamente assunto anche un valore radicalmente «terapeutico», che ha reso il viaggio apostolico ancora più necessario. Del resto, proprio questo è uno degli obiettivi di Francesco durante i suoi viaggi: toccare le ferite. Dopo un primo incontro col presidente egiziano Abd al Fattah al-Sisi, papa Francesco si è trasferito nella sede di al-Azhar per una visita di cortesia al Grande Imam della moschea, el-Tayyib. Tappa molto significativa, anche perché l’autorità dell’università di al-Azhar è particolarmente riconosciuta nel mondo islamico sunnita. Ha colpito tutti il caloroso e lungo abbraccio tra il Papa e l’Imam, che ha definito Francesco «grande ospite e caro fratello». Il discorso del Papa è stato centrato sull’importanza dell’«altro» e ha fatto appello all’eredità della grande civiltà che accomuna cristiani e musulmani da secoli in Egitto: «La luce policromatica delle religioni ha illuminato questa terra», ha detto il Papa, ponendo poi un aut-aut tra la «civiltà dell’incontro» e l’«inciviltà dello scontro». Successivamente si è tenuto l’incontro con le autorità. Qui il Papa in maniera accorata si è rivolto ai presenti, sottolineando che «abbiamo il dovere di affermare insieme che la storia non perdona quanti proclamano la giustizia e praticano l’ingiustizia» e il «dovere di smontare le idee omicide e le ideologie estremiste, affermando l’incompatibilità tra la vera fede e la violenza, tra Dio e gli atti di morte». Poi la visita a papa Tawadros II, capo della chiesa copta ortodossa. Papa Francesco ha inquadrato la sua presenza come una tappa ulteriore del cammino comune dentro quella che ha definito «una comunione già effettiva». Come segno concreto, Francesco e Tawadros hanno firmato una Dichiarazione comune che impegna a «non ripetere il Battesimo amministrato in una delle nostre Chiese ad alcuno che desideri ascriversi all’altra». Il Papa con il Patriarca e le delegazioni si sono trasferiti poi in processione alla chiesa di San Pietro, a 100 metri di distanza, per una preghiera ecumenica alla presenza dei Capi di altre confessioni cristiane. Una celebrazione che ha visto presenti, tra gli altri, papa Francesco, papa Tawadros, il patriarca Bartolomeo e il patriarca Teodoro II di Alessandria per la prima volta tutti insieme. La mattina di sabato 29 aprile Francesco ha celebrato la Messa per i fedeli della comunità cattolica, composta da copti, latini, caldei, melchiti, armeni e maroniti. Nel suo messaggio pastorale alla piccola comunità cattolica il Papa ha parlato di un vero e proprio «estremismo della carità», invitando ad «amare tutti, amici e nemici». Un messaggio forte che invita il piccolo gregge cattolico d’Egitto a uscire da un atteggiamento difensivo, confidando non nel potere mondano, ma in quello di Dio.