Sumario: | Nel 2017 si commemora il bicentenario dell’ultimo degli Inni sacri di Manzoni, La Pentecoste, che l’autore cominciò a scrivere appunto il 21 giugno 1817.
Tutti i commentatori concordano nel vedere il concetto ispiratore dell’inno nell’avvento dello Spirito di Dio, principio della missione apostolica e dell’universalità della Chiesa, e del rinnovamento spirituale del mondo.
La Pentecoste è concordemente ritenuta dai critici e dai lettori un capolavoro, e annoverata tra le massime espressioni del genio manzoniano, accanto al Coro della morte di Ermengarda, al romanzo e al Cinque maggio.
Sembra però non condividere appieno questo giudizio un illustre manzonista: Cesare Angelini, per il quale l’inno non è «persuasivamente lirico: è ancor troppo concepito nel peccato retorico». La sua critica poi si estende fino a scoprire nel suo autore prediletto doppioni, frammenti e cascami. Non sarà che su Angelini influiva l’estetica crociana?
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