Duemila anni di Ovidio la concezione del templo nelle "Metamorfosi"

Nel secondo millenario della morte di Publio Ovidio Nasone (Sulmona, 20 marzo 43 a.C. – Tomi, 17 d.C.), pubblichiamo un omaggio alla sua opera più famosa e di maggior valore, le Metamorfosi. Si tratta di un poema in 15 libri e 12.000 esametri, che lo rendono più lungo della stessa Eneide virgiliana....

Descripción completa

Detalles Bibliográficos
Autor principal: Bortone, Giuseppe (-)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=487101
Descripción
Sumario:Nel secondo millenario della morte di Publio Ovidio Nasone (Sulmona, 20 marzo 43 a.C. – Tomi, 17 d.C.), pubblichiamo un omaggio alla sua opera più famosa e di maggior valore, le Metamorfosi. Si tratta di un poema in 15 libri e 12.000 esametri, che lo rendono più lungo della stessa Eneide virgiliana. Ne sottolinea la grandezza anche Dante in un passaggio dell’Inferno (canto XXV, vv. 95-96), quando si accinge nell’impresa, mai tentata in precedenza, di trasformare simultaneamente «due nature… a fronte a fronte» (v. 100). Le Metamorfosi hanno due chiare ascendenze: gli Aitia (cause, origini) di Callimaco, vissuto ad Alessandria, più o meno, dal 300 al 240 a.C.; e le Metamorfosi, in 5 libri, di Nicandro, nato a Colofone, verso il III secolo a.C. Di quest’ultima opera ci rimangono soltanto una trentina di frammenti. Da essa Ovidio attinse la materia mitologica. Da Callimaco invece mutuò l’idea di narrare l’origine di usi, costumi, sacrifici e tradizioni religiose del mondo latino, così come quel poeta aveva fatto per il mondo greco. Ma se l’idea e la materia provengono dai modelli greci, il modo con cui viene realizzata l’opera riflette la mentalità personale di Ovidio. Ne risulta così un’opera composita, un’ampia meditazione antropologica, espressa attraverso la poesia del mito; un poema in cui confluisce la ricca personalità umana, psicologica e artistica dell’autore, unita alle diverse sperimentazioni poetiche da lui realizzate nelle opere precedenti. Uno dei temi su cui il poeta riflette e costruisce la poesia è il tempo, argomento che ritorna in varie sue opere: dalle prime, riguardanti il tema dell’amore-eros (Ars amatoria, Amores, Heroides ecc.), a quelle epico-elegiache, come appunto Metamorfosi e Fasti, alle ultime incentrate sulla sofferenza dell’esilio: Tristia ed Epistulae ex Ponto. È d’obbligo, a questo punto, rilevare la conflittualità psicologica esistente nel poeta sulmonese: la dimensione galante-salottiera, che sfocia nel complesso delle opere erotiche, e la personalità riflessiva, meditativa, sofferta, che si rivela nelle Metamorfosi e nelle opere dell’esilio. Non manca nella sua poetica una luminosa atmosfera di spiritualità umano-religiosa, che serpeggia frequentemente nelle Metamorfosi ed emerge chiara quando il poeta affronta i temi dell’immortalità, del dolore, della morte e, più ancora, della trasfigurazione o divinizzazione, come avviene nel mito di Ercole. Veramente poesia e pensiero filosofico, armonizzati tra loro, possono generare grandi verità nello spirito umano, insieme al fascino estetico, e imprimergli l’orma dell’immortalità, fin dalla vita presente.