Una globalizzazione da governare

L’attuale processo di globalizzazione, con i suoi effetti positivi e negativi, è sostenibile? Avvenimenti come la Brexit o la vittoria di Donald Trump nella corsa per la presidenza degli Usa, con la sua rivisitazione della politica commerciale americana, pongono infatti implicitamente la globalizzaz...

Descripción completa

Detalles Bibliográficos
Autor principal: Iglesia Viguiristi, Fernando de la aut (Autor)
Formato: Artículo
Idioma:Italiano
Ver en Red de Bibliotecas de la Archidiócesis de Granada:https://catalogo.redbagranada.es/cgi-bin/koha/opac-detail.pl?biblionumber=487095
Descripción
Sumario:L’attuale processo di globalizzazione, con i suoi effetti positivi e negativi, è sostenibile? Avvenimenti come la Brexit o la vittoria di Donald Trump nella corsa per la presidenza degli Usa, con la sua rivisitazione della politica commerciale americana, pongono infatti implicitamente la globalizzazione al centro dell’attenzione mediatica, politica e accademica. I punti di vista più rilevanti sull’attuale situazione possono essere raccolti in quattro gruppi. Gli sconfitti della globalizzazione stanno mostrando in maniera crescente la propria ostilità verso il commercio internazionale e le migrazioni. I difensori della globalizzazione dovrebbero riconoscere che la globalizzazione ha prodotto infatti degli sconfitti. Le forze politiche populiste stanno guadagnando peso elettorale. Sembra affermarsi lo Stato-nazione. Anni fa la Brexit o un candidato presidente come Trump sarebbero stati inimmaginabili. Il libero commercio e la riduzione delle tariffe doganali hanno generato un’enorme prosperità materiale, per esempio nell’Europa del dopoguerra; e hanno fatto anche sì che centinaia di milioni di persone, specie in Asia, siano uscite dalla povertà estrema. Ma ora la globalizzazione sta sperimentando i propri limiti. Le convulsioni politiche che stanno investendo le società sviluppate sono il frutto amaro di vent’anni di una globalizzazione finanziaria e commerciale senza controllo, accompagnata da un’ideologia cosmopolita, che ha spacciato per dogma l’affermazione secondo la quale tutti avrebbero goduto dei frutti della globalizzazione. In estrema sintesi, il libero commercio che ha guidato l’attuale globalizzazione, lungi dal generare i meccanismi compensativi che si supponevano parte del processo, ha prodotto gruppi di vincitori e gruppi di sconfitti. I vincitori sono i milioni di persone di Paesi emergenti che sono usciti dall’estrema povertà, e anche i lavoratori di Paesi avanzati che sono impiegati in imprese competitive orientate all’esportazione, oltre ai beneficiari del rendimento del capitale; gli sconfitti sono i milioni di lavoratori industriali che hanno perso impieghi ben remunerati o hanno subìto tagli salariali. Alla luce di ciò e dell’ampia reazione popolare a questa situazione, soltanto una globalizzazione intelligente, solidale e sostenibile potrà sussistere, rendendo possibili i vantaggi e scongiurando i gravi problemi distributivi e ambientali di questo processo. Ciò ne richiede una gestione politica, e non soltanto a livello nazionale, ma soprattutto a livello internazionale.