Sumario: | Figura spettrale e inquietante, Oswald Spengler, con la sua opera principale (Il Tramonto dell'Occidente) ricompare sulla scena ogni volta che il presente è vissuto come momento di crisi o di transizione politica, ideologica, culturale. Pure nel nostro tempo non mancano richiami, ricerche, articoli che, sebbene in modi diversi, sembrano tutti accomunati dall'ascolto preoccupato delle sue diagnosi. Nelle due parti di questo studio, si prova a mostrare, tuttavia, perché Spengler non possa essere evocato (o scongiurato) come l'anti-Occidente. Si tratta di rimarcare, piuttosto, come il confondersi mimetico con le posizioni del presunto profeta di sventura, in nome dell'amor proprio dell'Occidente e della sua eccezionalità, rischi di confermare la prognosi del tramonto, attestando la miseria, o l'impotenza, della critica volta a contrastarne il compimento./[English]: A spectral and haunting figure, Oswald Spengler, with his main work (The Decline of the West) reappears on the scene every time the present is experienced as a moment of crisis or political, ideological, cultural transition. Even in our own time, there are references, researches, and articles that, although in different ways, all seem to be connected by a worried regard for his diagnoses. In the two parts of this study, is made an attempt to show, however, why Spengler cannot be evoked (or dismissed) as the anti-West. Rather, it is a matter of pointing out how the mimetic blurring with the positions of the alleged prophet of doom, in the name of the West's self-love and its exceptionalism, risks confirming the prognosis of the decline, testifying to the misery, or impotence, of the critique aimed at opposing its fulfilment.
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