Sumario: | Lo scorso 11 giugno sono stati chiamati alle urne 9 milioni di elettori per rinnovare le amministrazioni di 1.004 Comuni italiani. Dall’analisi del voto emergono almeno tre dati politici: l’«astensione strutturata» e crescente, il prevalere del bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra rispetto alla tripartizione politica nazionale, e la crescente incomunicabilità politica tra centro e periferia. Astensione strutturata. La partecipazione elettorale è calata ovunque, sia rispetto alle passate amministrative, sia confrontando le comunali del 2017 con le politiche del 2013. Al secondo turno in città come Taranto, Genova, L’Aquila e Como l’astensione ha addirittura avuto una media del 63%. Di fronte a questi dati, ci si chiede se sia corretto e opportuno protestare senza voler partecipare al voto; ma anche come sia stato possibile che i partiti tradizionali, i nuovi movimenti e le numerose liste civiche non siano riusciti a coinvolgere una parte così importante dell’elettorato. Bipolarismo locale, tripolarismo nazionale. Rispetto agli esiti delle politiche del 2013, in cui si era imposto il tripolarismo, localmente si consolida il bipolarismo; ma servono ben altre conferme prima di poterlo affermare anche sul piano nazionale. È comunque il centrodestra a essere l’area più premiata nei territori. Il quadro del centrosinistra ha invece contorni meno delineati: è vero che ha perso 14 punti in 5 anni, ma molte liste civiche erano liste satellite. Un dato è certo: il profilo dei nuovi sindaci è moderato, il loro elettorato li ha sostenuti non contro qualcosa, ma in favore di programmi possibili e realizzabili, lontano dagli estremismi. Incomunicabilità tra centro e periferia. Il governo locale e il suo buon funzionamento pongono la politica davanti a una nuova «ermeneutica dei territori», con i suoi bisogni reali e le nuove classi dirigenti che nascono; e davanti al rispetto dei princìpi costituzionali di autonomia e di sussidiarietà di governo. In questi ultimi anni, sia il patto di stabilità sia il vincolo del pareggio di bilancio hanno imposto ai governi locali un eccessivo controllo statale, generando molte tensioni a livello istituzionale e a livello politico. Queste elezioni, con il loro valore politico e simbolico, riaprono i progetti sulle coalizioni nazionali. La debolezza programmatica e ideale dei partiti e l’occasione perduta di una legge elettorale che avrebbe favorito alleanze di programma e assicurato la governabilità costringono il Paese a un regresso di 25 anni.
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